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Trasferirsi alle Canarie: dal Lago Maggiore a Fuerteventura

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Mollo tutto e parto: quante volte avrete sentito questa frase nelle storie di chi ha deciso di trasferirsi alle Canarie o in altre parti del mondo. Non è stato esattamente così per noi, che di mollare tutto non abbiamo davvero mai pensato e che alla fine proprio tutto non abbiamo lasciato.

La nostra vita pre Covid-19

La nostra vita sul lago, dal 2012 e fino al fatidico 9 marzo 2020, scorreva felice, dividendoci tra lavoro, casa, famiglia e viaggi. Non ci mancava nulla. Avevamo la nostra casa, entrambi lavoravamo al JRC, un Centro di Ricerca della Commissione Europea in provincia di Varese, in un contesto immerso dalla natura che amavamo. Appena possibile, facevamo viaggi intorno al mondo e weekend qua e là a trovare le nostre famiglie.

Il lockdown

Il lockdown ha segnato, soprattutto per me, un periodo molto buio. Entrambi ci siamo ritrovati a lavorare da casa, in uno spazio molto piccolo.

Tutto mi stava stretto: la gente, la pandemia, i media, la situazione e anche la casa. Sognavo solo di scappare tra le montagne, dove non ci fosse niente e nessuno. Non sapevo quando sarebbe finito ma, via via che passavano i giorni, pensavo solo al fatto che in futuro non mi sarei mai più trovata in una condizione simile. Era chiaro che una casa diversa, in un contesto diverso mi avrebbero fatto vivere quell’esperienza in tutt’altro modo.

Da buona amante dei viaggi, di abitudini, stili di vita e culture in genere, navigavo online per vedere cosa succedeva da altre parti del mondo. Mi sono ben presto resa conto che paesi diversi affrontavano la pandemia in maniera diversa. Le condizioni ambientali e climatiche avevano un impatto, così come la densità di popolazione.

Lo smart-working

Da quel 9 marzo, la nostra condizione lavorativa è cambiata radicalmente. Siamo sicuramente stati molto fortunati a mantenere il lavoro, lo stipendio e quant’altro ma le modalità sono cambiate totalmente. Da che non era mai stato possibile lavorare da remoto, era diventato l’unico modo per continuare a farlo.

Come è successo a molte altre famiglie italiane e nel mondo, casa nostra non era pensata per funzionare da ufficio né tantomeno era uno spazio adatto a vivere in due persone h24. Era stata perfetta fino a quel momento, dove la nostra vita in casa si svolgeva dalle 19 di sera alle 8 di mattina, il resto del tempo fuori. Da quel momento non lo era più.

Le case di Airbnb

Quando finalmente a giugno 2020 la situazione è iniziata a migliorare un po’, e le regioni sono state riaperte, abbiamo subito approfittato per fare qualche gita fuori porta, qualche giorno di ferie per staccare da quella situazione appena vissuta e ritrovare il contatto con la natura che tanto ci era mancata.

Per questioni di sicurezza, ma anche per il fatto che gli hotel dovessero ancora seguire rigidi protocolli, ho iniziato a considerare la possibilità di soggiornare nelle case di Airbnb. In questo modo potevamo trovare il contesto ideale, lontano da altra gente, immerso nella natura. Le case inoltre offrivano spazi più ampi e diversi da una camera d’hotel. Molte avevano splendide zone giorno in cui ritrovarsi a lavorare era un piacere. Così abbiamo iniziato a sperimentare e a prenotare soggiorni sempre più lunghi, prima in Italia, poi in Grecia, poi in Spagna.

Casa Princesa Sonia a Lanzarote

Abbiamo iniziato ad abbinare periodi di vacanza a periodi di lavoro per vedere come si stava e in contesti sempre diversi. Sceglievamo case completamente perse nel nulla, oppure appartamenti nel centro di qualche paesino che in un attimo scendevi di sotto per bere un caffè, fare due passi, andare al mare. E’ stato bello fare queste esperienze, sicuramente ci è servito per capire le esigenze di una casa quando ti ritrovi a doverci trascorrere almeno 8 ore solo per lavoro. Siamo ancora alla ricerca della casa perfetta anche se le idee su ciò che farebbe per noi ora sono piuttosto chiare.

LEGGI ANCHE: La vita tra viaggio e smartworking nelle case di Airbnb

Il nuovo lockdown

A dicembre 2020 l’Italia entrava nel suo secondo lockdown. La Lombardia in realtà ne aveva già fatto uno lungo nel mese di novembre.

La nostra tradizione, da diversi anni ormai, era di programmare sempre un viaggio al caldo nel mese di dicembre, durante le feste natalizie. Il 2020 sembrava non permettere ciò, anche se paesi aperti al turismo c’erano ed erano raggiungibili dall’Italia.

Uno di questi era la Spagna con le Isole Canarie, clima perfetto e molti smartworkers che già stavano vivendo lì. Alla fine dell’estate avevamo comprato un volo di sola andata per Fuerteventura, un’isola che già conoscevamo perché ci eravamo stati nel 2009. I voli costavano pochissimo e abbiamo acquistato il biglietto consapevoli che al massimo avremmo perso quei soldi e i soldi del tampone, nel caso non fossimo riusciti ad andare. Non abbiamo prenotato nulla fino al giorno prima della partenza, il turismo era poco, l’offerta c’era.

E così, proprio il giorno prima che entrasse in vigore in nuovo decreto di dicembre con tutte le regioni in zona rossa, noi partivamo alla volta delle Canarie per le tre settimane successive. I viaggi per turismo all’estero nei paesi della lista C, sono sempre stati consentiti.

LEGGI ANCHE: Viaggiare ai tempi del Covid: consigli ed esperienze dopo un anno di pandemia

Tre settimane alle Canarie

Tra dicembre e gennaio ci siamo dedicati all’esplorazione di Fuerteventura e Lanzarote. Conoscevamo già Fuerte in cui eravamo stati però molti anni prima. Abbiamo deciso di soggiornare sempre in case, proprio per capire come potesse essere la vita un po’ al di fuori della classica vacanza. La nostra zona preferita è stata appunto Lajares, un grazioso paesino a 15 minuti da El Cotillo e Corralejo. Qui siamo stati benissimo trovando subito dei punti di riferimento che scandissero la quotidianità delle nostre giornate, come i baretti per il cappuccino del mattino ad esempio.

Tre settimane volano ma rappresentano anche una boccata d’aria rispetto all’atmosfera che si respirava in quel momento in Italia. La situazione alle Canarie era infatti molto diversa. Da maggio 2020 hanno riaperto bar, ristoranti e attività e non sono più state richiuse. A seconda dell’andamento della pandemia sulle isole, venivano applicate misure restrittive che non implicavano la chiusura totale.

In quei giorni iniziamo anche a pensare che forse avremmo potuto trascorrere alcuni mesi proprio lì, almeno fino all’estate. Ma come fare con il lavoro? Ci avrebbero concesso di lavorare dall’estero? Era effettivamente possibile?

Il lavoro

Nei mesi invernali, Stefano aveva nel frattempo trovato altre opportunità lavorative che gli avrebbero permesso di lavorare completamente indipendente e da remoto.

Io dovevo parlare alla mia azienda di questa decisione. Ero convinta ad andare fino in fondo perché in quel momento avevo davvero bisogno di lasciarmi quel brutto anno alle spalle. Avevo paura che non me l’avrebbero mai permesso. Avevo paura di passare per quella che sta in spiaggia tutto il giorno ma io sapevo che non sarebbe stato così, che non volevo trasferirmi per venir meno ai miei doveri. Ho sempre fatto in modo di dimostrare la mia professionalità e serietà sul lavoro e credo che alla fine sia stato percepito.

Infatti è stato tutto più semplice del previsto. Trattandosi di smart-working in una condizione eccezionale dovuta alla pandemia, era possibile lavorare per qualche mese dall’estero con l’autorizzazione dell’azienda. Ho concordato di poter lavorare tre mesi da Fuerteventura e così l’8 marzo partivamo per la nostra isola.

Tu punta sempre l’orizzonte. Il resto lascia fare alla vita.

Tre mesi alle Canarie

Tornando sull’isola ci siamo stabiliti di nuovo a Lajares, questa volta a Casa Cristina, una splendida casetta con un bel patio e giardino in cui ci siamo trovati subito bene. Siamo diventati amici dei proprietari e dei loro gattoni, infatti poi ci saremmo di nuovo tornati in futuro.

La vita a Lajares è stata meravigliosa, ci siamo ambientati, abbiamo scoperto tanti posticini in cui ci trovavamo bene. Abbiamo conosciuto altri italiani che si erano trasferiti lì anni prima. Ci siamo goduti l’isola e quel nuovo stile di vita che ci permetteva di andare al mare dopo il lavoro, passare la domenica in spiaggia nel weekend, fare attività all’aria aperta perché a Fuerteventura non piove mai.

Il Calderon Hondo
Colazione da El Goloso de Lajares

Non avevamo però ancora preso la decisione di un trasferimento. La prima idea che ci era balenata in testa è stata:

Vendiamo casa per vivere in quelle di Airbnb

Sembra più uno slogan che altro, ma è proprio quello che abbiamo pensato nel momento in cui abbiamo realizzato che casa nostra era ormai troppo piccola per lavorare e vivere. Se la nostra vita era continuare a lavorare da casa, avremmo dovuto cambiare gli spazi in cui trascorrere tutto quel tempo.

Già, ma dove comprare? Sul lago avevamo cercato già molte volte. La soluzione per noi era acquistare un terreno e poi costruirci sopra una bella casa stile nordico, con materiali naturali, integrata con l’ambiente, ecologica e sostenibile. Il terreno, nella posizione che volevamo, non l’abbiamo mai trovato. Non era destino che dovessimo costruire una casa lì in quel momento. Non era nemmeno il clima che sognavamo.

Ormai eravamo diventati dei veri esperti con le case di Airbnb, sapevamo esattamente cosa cercare e quali erano le condizioni ideali per noi. Il bello di Airbnb è proprio la possibilità di potersi spostare di frequente, non doversi occupare di contratti di affitto, luce, gas, internet. Tutto è sempre incluso nel prezzo finale. Se non ti piace qualcosa, te ne vai e cambi.

In quel momento non avevamo considerato la questione della residenza, in realtà. Vendere casa e mantenere la residenza in Italia, trasferendosi all’estero, non aveva senso e non è nemmeno possibile se non si vive per più di 6 mesi nel paese in cui questa è fissata.

Vendiamo tutto e ci trasferiamo a Fuerteventura

Così, oltre alla casa abbiamo venduto anche l’auto e tutto il resto. Siamo rientrati da Fuerteventura l’8 giugno, abbiamo trascorso il mese lavorando in Puglia e al nostro rientro, a inizio luglio, abbiamo messo in vendita la nostra JOY house. A fine mese avevamo già alcune offerte e alla fine dell’estate avevamo firmato il compromesso di vendita. Allo stesso modo abbiamo fatto con l’auto e nel giro di qualche settimana, a ottobre abbiamo venduto anche lei.

Abbiamo tenuto solo oggetti personali, libri, regali, cose a cui teniamo e li abbiamo archiviati momentaneamente in un box in affitto.

Il 23 ottobre siamo partiti quindi per Fuerteventura con l’idea di restare e stabilirci per un po’, almeno finché la vita lo vorrà.

Cosa abbiamo portato con noi?

Il lavoro.

Onestamente, né io né Stefano, ci saremmo mai sentiti di lasciare il nostro lavoro per partire all’avventura senza piani e sicurezze dal punto di vista economico. La possibilità di continuare a svolgere entrambi le nostre rispettive attività, seppur variando forma contrattuale, ci ha agevolato molto nel prendere questa decisione. E’ una scelta assolutamente personale, data dal vissuto precedente. Per il nostro lavoro, e la qualità di vita a cui siamo arrivati, abbiamo investito anni di studio ed esperienza. Abbiamo investito su di noi, e tutto quel bagaglio l’abbiamo imbarcato insieme alle altre sei valigie.

Ecco perché, quando qualcuno ancora ci dice che abbiamo fatto una scelta coraggiosa, io sorrido. Non ci abbiamo affatto messo coraggio, solo testa e cuore. Mosse ponderate, fatte con un buon margine di sicurezza, non rischiando praticamente nulla. Abbiamo piuttosto fatto un passo per volta, nella direzione che sentivamo fosse la più giusta per noi, attuando le soluzioni fattibili che ci si ponevano via via davanti.

Così ora siamo qui, a Fuerteventura, ma in realtà semplicemente nel

Capitolo tre

della nostra vita

ovunque ci condurrà.

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2 comments
  1. La tua storia mi ha coLpito molto, soprattutto la parte che riguarDa la situazione di sconforto a cauSa del covid.
    Io sto pensando di scappare dall’italia con Marito e figli, per sottrarmi al delirio di tutti gli obblighi possibili e immaginaBili. Mi chiedo come fare per trasferirmi li sottraendomi al delirio italiano?

    1. Non è sicuramente una decisione facile… ma personalmente per me era diventato tutto meglio che stare in Italia. Noi siamo in due e in due è sicuramente più facile, ma ci sono tante famiglie che fanno ogni anno questa scelta, non è impossibile! Cercale, prendi spunto, iscriviti a gruppi, recupera informazioni, fatti consigliare da chi questo percorso lo ha già percorso, sia da un punto di vista organizzativo, sia lavorativo. I contatti con altre persone sono fondamentali, me ne sto accorgendo anche per quanto riguarda noi qui. Valuta bene tutto quanto e buttati!

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