Il nostro viaggio in Islanda e’ iniziato con grandi aspettative e una collezione di esperienze che porteremo sempre nel cuore. Quando c’è la natura di mezzo, raramente si resta delusi, trova sempre il modo di stupirti, dare pace, chiarire pensieri e infondere energia. Qui è la vera protagonista ed è meravigliosa, ma proprio bella nel senso più estetico del termine.
E’ possibile innamorarsi della Luce?
In Islanda c’è una luce pazzesca. Sempre. Che si tratti di un giorno di pioggia (ne abbiamo visti tanti, ahah!), coperto, ventoso o di sole… . Nonostante il freddo e, appunto, giornate di pioggia battente, ho amato quei colori, a tratti polverosi, altri più brillanti, tendenzialmente pastello, in contrasto con il nero della terra lavica che domina più o meno ovunque.
In Islanda impari davvero a stringere un contatto con la natura (e con te stesso) molto più forte. Ad esempio, rivedi totalmente la tua idea di condizione meteo sfavorevole: si fa tutto con ogni condizione per la quale qui in Italia, nemmeno metteremmo il naso fuori di casa.
Impari a fare tutto senza ombrello, perchè tanto il vento te lo porterebbe via in un secondo. Impari ad amare l’acqua, nel caso fosse qualcosa con cui non hai grande affinità. Non so quanta acqua abbiamo preso, fra pioggia e cascate in faccia, ahah!
Impari ad amarla, la natura, ad ammirarla, a godere del suo spettacolo, ma anche a rispettarla e ad averne il giusto timore. Ci sono condizioni e luoghi, in Islanda, per i quali non ti puoi avventurare senza una guida o senza i dovuti accorgimenti. Vedi il ghiacciaio lì accanto, non a 4000 metri di quota, e ti viene naturale pensare di poterti incamminare a fare due passi. Ecco, non fatelo! Così come avventurarsi fuori dai percorsi tracciati: ci sono pozze di acqua bollente, geyser, crepacci nascosti fra le rocce laviche o peggio sotto graziosi muschi verde smeraldo. Anche fermarsi a bordo strada con l’auto per scattare fotografie non è una buona idea (e credetemi che si incontrano scorci da immortalare ad ogni angolo!) così come guidare fuori pista (vietato). Seguite il buon senso, queste semplici regole e poi godetevi lo spettacolo!
Quelle che seguono sono state le nostre esperienze del cuore durante il viaggio. Non troverete le celebri attrazioni del Triangolo d’Oro perchè purtroppo non ci hanno entusiasmati, troverete però altrettanti luoghi, più o meno frequentati, che hanno lasciato un segno indelebile.
Seljalandsfoss: camminare dietro una cascata in Islanda
E’ stata la prima a cui ci siamo avvicinati. Guidando per il Paese se ne vedono davvero a decine, una più bella dell’altra, ma ad un certo punto devi fare una scelta, altrimenti finiresti per fermarti ad ogni angolo.
Però, ecco, forse avvicinati non è esattamente la parola giusta perché in questo caso ci entri proprio dentro. La guardi da tutte le angolazioni grazie al percorso che si snoda nella montagna e che ti permette, appunto, di girarci intorno.
Personalmente è stata la prima volta che mi avvicinavo così tanto. Devi andarci ben coperto, con mantelline o giacche impermeabili perché col vento è facile farsi un bella doccia! Ma è bellissimo!
Skógafoss: effetto wow e un’emozione pazzesca
Quando odi l’acqua ma quella che ti piove in faccia da Skógafoss no, quella la ami!
Dopo Seljalandsfoss pensi che per un po’ il tuo cuore non subirà altri contraccolpi ma in Islanda non funziona cosi! Dirigendosi verso est sulla Ring Road, ad un certo punto appare Skógafoss ed è una delle emozioni più belle che possano capitarvi! Sei ancora per strada, ma già da lontano ti sembra maestosa e ancora non sai cosa ti aspetta.
Io al pensiero ho ancora le lacrime agli occhi.
E’ possibile avvicinarsi in due punti, arrivare fino ai piedi oppure dall’alto, percorrendo una scalinata di una decina di minuti per raggiungere la sommità da cui l’acqua fa un salto di 60 metri.
Copritevi come meglio potete e andate fino a sotto, vi laverete per bene ma è un’emozione indescrivibile. Ti senti un puntino minuscolo, indifeso ma allo stesso tempo diventi quasi parte della cascata stessa, in completa armonia con la natura.
Jökulsárlón: navigare fra gli iceberg in Islanda
Con un po’ di malinconia pensi che la tua escursione verrà annullata, o eventualmente rimandata al giorno successivo, come mi era capitato di leggere online. Pioggia battente fin dal mattino, escursione in gommone programmata per le 18.30 e condizioni che non facevano per niente ben sperare.
Arriviamo all’ufficio per il ritiro dei biglietti un po’ sconsolati e invece nessuno sembra essere preoccupato delle condizioni meteo, le escursioni di tutta la giornata si sono svolte normalmente e ci sarà anche l’ultima, la nostra.
Ancora però non sapevamo cosa ci attendeva, ci eravamo attrezzati al meglio con abbigliamento tecnico, molti strati e ultimo layer impermeabile sia sopra che sotto. Ma no, non basta. Per navigare fra gli iceberg ed avvicinarsi al Breiðamerkurjökull, il ghiacciaio che forma la laguna, l’abbigliamento normale non è sufficiente. Così veniamo tutti quanti provvisti di tuta gigante giallo fluorescente, spessa diversi millimetri, da indossare prima di salire a bordo. La partenza è surreale, sembra davvero una mission to mars.
E poi arriva lui…
Ad un tratto appare. E’ un iceberg enorme dalla forma insolita, lucente, bellissimo. Quando si spegne il motore del motoscafo, vieni assorbito da una calma e una pace ineguagliabili. Il tempo sembra fermarsi, quasi trattieni il fiato. C’e’ un ritmo speciale, si viene catapultati in un’altra dimensione che ancora una volta e’ quella della natura. Completamente.
Navighiamo un po’ fra gli iceberg mentre la guida ci racconta di vari dettagli tecnici sul loro colore, sull’ambiente che ci circonda e sull’evoluzione che ha avuto negli anni.
Ad un tratto, da lontano, lo vediamo. E’ Breiðamerkurjökull, una lingua del ghiacciaio Vatnajokull, il più grande d’Europa e la quarta massa di ghiaccio al mondo. Alla fine del XIX secolo si spingeva fino al mare, ora è situata a più di 3 chilometri dalla costa e continua a ritirarsi. L’acqua su cui navighiamo e’ formata dal ghiacciaio e quello e’ il lago più profondo d’Islanda.
Fjaðrárgljúfur: quando tutto ha un senso
Avevo già visto Fjaðrárgljúfur decine di volte online. E già sapevo che questo sarebbe stato il mio posto nel mondo. Di quei posti dove tutto ha un senso, dove ti senti bene e in pace. Non so, probabilmente ognuno ha il suo, forse qualcuno mi dirà che no, non è affatto così, che ci sono altri mille posti più belli in Islanda. Ecco, io non so se si tratti di bellezza quanto piuttosto di qualcosa che sentiamo provenire da dentro.
Io qui mi sono sentita esattamente dove dovevo essere in quel momento e non c’è nemmeno molto da descrivere o spiegare. Vi lascio e foto e vi lascio sognare.
Flatey Island: sette uomini, due pecore, mille puffin
Non vorrei trarvi in inganno con questo titolo. In realtà ciò che abbiamo visto sono state solo le pecore, tre dei sette esseri umani e, ahimè, zero puffin! Però Flatey ci è entrata nel cuore! E le pecore, si, sicuramente sono molte di più! Sette uomini si riferisce al fatto che ho letto essere abitata da sole sette persone durante l’inverno. Quel giorno era estate e ci e’ sembrato anche meno!
Ci ha accolto una pecora appunto, intenta a fare colazione, poi abbiamo proseguito senza incontrare anima viva, giusto qualcuno da lontano e dentro una casa.
Pioveva. Dovevamo trascorrere su questa isoletta circa tre ore ma considerate che e’ talmente piccola che in dieci minuti a piedi si arriva dalla parte opposta. In biglietteria abbiamo anche avuto un accenno di humour islandese quando il bigliettaio ci ha detto: “Il vostro biglietto e’ open quindi potete anche tornare col traghetto delle 20 invece che con quello delle 13!” Ahah! Sul momento non avevamo afferrato la battuta!
Sull’isola c’e’ un hotel che, a quanto ho letto, è delizioso e fermarsi per la notte e’ sicuramente un’esperienza più speciale, ma ahimè dovevamo fare i conti con i pochi giorni a disposizione. Grazie al cielo c’era la chiesetta aperta, visitata subito al nostro sbarco e diventata poi rifugio per le ore successive. Tra la pioggia e il freddo, girare all’aperto sarebbe stato davvero stancante.
In ogni caso Flatey vale il viaggio, come dice la Lonely in una delle mie sezioni preferite, e anche questa volta non sbaglia quindi… fatevi questo regalo!
Flatey: come arrivare
Per raggiungere Flatey è sufficiente prendere il traghetto che collaga Brjanslaekur a Stykkisholmur (o viceversa) che appunto fa una sosta sull’isola. Noi siamo partiti la mattina da Stykkisholmur e dopo circa un’ora e un quarto di navigazione siamo giunti a destinazione. Sul sito della compagnia trovate gli orari e la possibilità di acquistare i biglietti direttamente online.
TIP: un’ottima opzione è quella di visitare Flatey durate il vostro tour. Se arrivate da sud, imbarcarvi a Stykkisholmur con l’auto, fate una sosta a Flatey e ripartite nel pomeriggio per Brjanslaekur, recuparate la mcchina e continuate verso i fiordi del nord. Questo vale in entrambe le direzioni.
Se sei alla ricerca di altre idee per i tuoi regali di Natale, dai un’occhiata alla sezione Christmas time qui sul blog!
Se questo articolo sulle cose bellissime da fare in Islanda vi è piaciuto, date un’occhiata al nostro tour in giro per l’isola!
2 comments
Purtroppo non sono ancora stata in Islanda, nonostante sia una meta che sogno da anni. Alla fine per questione di tempo e di costi, c’è sempre qualche altra destinazione che la spunta! Amo il nord, quindi sono sicura che in Islanda mi sentirei a casa. Ci sono dei colori veramente bellissimi e dei paesaggi da fiaba: grazie per avermi fatto sognare.
Sicuramente non te ne pentirai! Grazie a te di esser passata!